Dal percorso “forbidden colours” all’ “emotional tour”
In circa 5 anni di sperimentazione ho realizzato molte opere, anche molto diverse tra loro (anche su vari supporti), ma accomunate dal fil rouge dell’assenza di regole e, dunque, caratterizzate -non per tecnica pittorica, assai varia e spesso mista- ma per la visione stessa dell’opera intesa come espressione dell’ispirazione e cassa di risonanza emozionale: opere dunque non pensate o costruite prima della loro realizzazione, ma quasi sempre frutto di un approccio istintivo, di una espressione intima priva di strutture e dunque realizzate con l’approccio di chi si avvicina alla tela, senza ben sapere cosa farà.

Il quadro nasce da scelte apparentemente inconsapevoli, ma guidate da una regia intima ed inconscia: l’opera diviene, dunque, mezzo di trasmissione di emozione verso la tela che il dipinto restituisce quasi in un immaginario dialogo che si conclude nel momento in cui avverto interiormente che il quadro mi restituisce emozione e che ha placato quell’esigenza interiore che mi ha spinto ad avvicinarmi alla tela.
Questo primo periodo di sperimentazione viene documentato nella prima personale <<forbidden colours>> del settembre 2021. Il titolo della mostra “forbidden colours” (colori proibiti) è sia un omaggio ad un brano musicale, per me, speciale, sia, al tempo stesso, fotografa il percorso di quegli anni di sperimentazione in cui ho accostato ai colori, centrali nella mia pittura, il termine proibiti, intendendo così rimarcare la libertà dell’approccio, svincolata dall’applicazione delle regole, anche quelle dettate dal grande Maestro russo, che mi ha tanto ispirato.
In questo primo percorso sperimentale ho rivendicato un uso quasi primitivo del colore, perché calato in un contesto astratto, privato sia della funzione rappresentativa, tipica anche dell’arte astratta destrutturata, sia di temi cosmici o di messaggi, patrimonio dell’arte concettuale.
Se per Kandinskij, i colori sono vibrazioni che toccano le corde, che arrivano dritte al cuore di chi ascolta, come fossero strumenti musicali che generano una melodia, ho voluto invertire quel processo ed attraverso la musica (quella che amo, quella che tocca le corde della mia anima), libero l'ispirazione, in una sorta di ideale telefono senza fili in cui l'opera ritrasmette l’emozione della musica verso l’osservatore.

La musica diviene così fonte emozionale in grado di contaminare il processo creativo con un contributo che è personalissimo ed al tempo stesso, universale.
In questo percorso che, ribadisco, poco o nulla concede all’arte concettuale od a quella destrutturata, il pittore funge così da cassa di risonanza emozionale, cercando di restituire stati d’animo e sensazioni vissute durante la creazione dell’opera, con un modus operandi che attribuisce alla musica un ruolo, tutt’altro che secondario, ma dove è protagonista l’interiorità del pittore.
In analogia con l’esperienza musicale, la pittura emozionale (o senza regole), diviene strumento per la esteriorizzazione sulla tela dello stato d’animo dell’artista che usa il solo semplice colore, come il musicista si serve solo dell’accostamento di poche note, accostamento che è particolarmente potente ed efficace proprio nel brano “forbidden colours” di Sakamoto o di “horizons” dei Genesis, brani che nella estrema semplicità della loro struttura musicale, evocano invece emozioni intense che vanno dritto all’anima (ma se ne potrebbero citare tanti altri come i notturni di Chopin, il chiaro di luna di Bethoveen, ecc..).




Ed è proprio il riferimento a brani musicali poco strutturati che dimostra la potenza evocativa e “primitiva” anche solo di poche note, così come possono essere potenti quadri con pochi colori o senza una trama.
Nell’allestimento della mostra “forbidden colours”, la curatrice Vera Carofiglio, attraverso le opere esposte (circa 40), le più rappresentative dell’intero percorso sperimentale 2017-2021, ha proposto una ricostruzione dell’evoluzione della sperimentazione che -sebbene non sempre rappresentativa del dato temporale- rappresentava una sorta di itinerario, che muovendo da una produzione prima più “primitiva” con tonalità più accese, giungeva ad una intermedia, meno intensa e più scura, mostrando anche alcune opere più recenti (idealmente inserite in un nuovo percorso già all’epoca avviato), verso toni più chiari e sfumati, con maggiore attenzione all’ensemble, verso un impatto più spirituale ed interiore, e ricercato su di un piano di minor intensità emotiva, ma di maggiore intimità spirituale.
Quella mostra ha dunque idealmente chiuso parte di una sperimentazione, quale immaginario spartiacque verso un nuovo percorso, già iniziato, che mi ha poi condotto verso cifre espressive più complesse, diverse da quelle del passato.
Pur senza mutare quell’approccio e quella libertà espressiva, ho dunque avviato un percorso sperimentale nuovo, frutto di una evoluzione interiore che ho avvertito allontanarmi -prima inconsapevolmente e poi sempre più chiaramente- da una espressione intensa e di impatto immediato: l’espressione potente, diretta ed immediata, che ha caratterizzato il percorso "forbidden colous" mi pare non rappresenti più la mia interiorità che è divenuta più complessa.
E' il cambiamento della mia spiritualità che esige nuove modalità di dialogo con la tela, che va verso una rivelazione di sé più complessa, costruita e meno diretta.
Si è avviato un percorso sperimentale che è parzialmente nuovo, ma non nella metodologia o nell’approccio, quanto nella spiritualità che si rivela nel gesto pittorico: nell’ideale dialogo tra tela ed autore, l’interiorità si esprime non più solo con la forza del colore ma anche attraverso una trama del quadro più complessa e strutturata, assurta ad esigenza espressiva.
Direi che la caratterizzazione del percorso “emotional tour” sta in una diversa e più complessa chiave di lettura emozionale dell’opera, meno facile, che induce a percepire la spiritualità dell’Autore ad un diverso livello inconscio, a mio avviso, più profondo ed intimo, frutto di una raggiunta maggior capacità di dialogo interiore.
In circa due anni sono venute alla luce nuove opere, anche di grandi dimensioni, che dimostrano a mio avviso una diversa e più matura intimità, intesa quale nuova cifra espressiva dell'inconscio e fonte di una maturazione stilistica che, senza allontanarsi dal recente passato, completa il percorso della pittura emozionale con nuove modalità stilistiche.
Di qui la scelta naturale e quasi forzata di definire il percorso sperimentale, iniziato nel 2020 e concluso nel 2021, con il titolo “the emotional tour”.